!--hZOE8rYgajxJaILLHsSZy7Q7m2w --> Sottovuotostinto: maggio 2010

domenica 9 maggio 2010

Murrey, la mia caccola nel mercato globale....


Ci sono momenti in cui ci si sente ingabbiati e incasellati. Questo a me è accaduto quando sono stato considerato un numero, una merce o una semplice caccola nel mercato globale. Sono stato la forza lavoro e mi sono identificato in tutti quei terrificanti numeri messi in colonna, nei casellari, nelle procedure. Per fortuna è stato solo un attimo. Beh non proprio un attimo. Si è trattato di un attimo che è durato fino alla scadenza di un contratto di lavoro. Contratto a cui si rimane attaccati come delle cozze... Anche se quello che fai ti fa venire voglia di vomitare e le budella ti si rimescolano ogni volta che ti chiudi la porta di casa dietro alle spalle. Gli unici momenti felici sono quelli in cui esci dal lavoro.

A qualcuno forse piace e interessa essere incasellato e sapere di essere inquadrato entro certi confini. Avere un ruolo nella società forse dovrebbe dare un certo grado di serenità e soddisfazione.
Si l'indefinito spaventa tutti (credo). Ma forse più che di tutti è meglio che parli di me. L'indefinito mi spaventa da morire, ma ancora di più mi spaventa diventare solo un dente di un ingranaggio. E allora in alcuni casi ben venga la confusione, il dolore, la ribellione, la perdizione. Perdersi per poter crescere è una delle strade che si possono scegliere.

In queste poche righe volevo provare a sussurrare all'orecchio della mia coscienza tutto questo. Murrey è per me la caccola del mercato globale, ma prima o poi diverrà uno splendido merdone che inizierà a scardinare e cambiare il modo di pensare.

Morte di un semplice impiegato

Sul lato dell’asfalto,

Fuori da ogni civiltà,

Fuori da ogni carità

É un prato.


Murrey non si muove, coricato

E accasciato

Su erba in bianco e nero,

Si scuote di dosso

Il corpo

Intorpidito davanti

A mega-maxi-mini schermi.


Ha scavato

In una scura cavità nasale

E nel collo di una verde, buia,

Bottiglia liquefatta.

Ha tranquillamente dormito

Sul capezzolo del bel seno,

Senza vegliare

Al capezzale del buon senso,

Ed è stato

Dimenticato

Nelle tasche fra le monete,

Nel cassetto fra le tue mutandine

O forse nel miasma anticoncezionale?


Si è svegliato in un fosso,

Emarginato solo per una notte,

E lo hanno spogliato

Dei suoi nuovi panni sporchi.

Ora cammina sull’asfalto

Con in mano la combinazione

Per una morte in serie inscatolata,

Che la disperazione tiene ai suoi polsi

Costretta.