Ci sono momenti in cui ci si sente ingabbiati e incasellati. Questo a me è accaduto quando sono stato considerato un numero, una merce o una semplice caccola nel mercato globale. Sono stato la forza lavoro e mi sono identificato in tutti quei terrificanti numeri messi in colonna, nei casellari, nelle procedure. Per fortuna è stato solo un attimo. Beh non proprio un attimo. Si è trattato di un attimo che è durato fino alla scadenza di un contratto di lavoro. Contratto a cui si rimane attaccati come delle cozze... Anche se quello che fai ti fa venire voglia di vomitare e le budella ti si rimescolano ogni volta che ti chiudi la porta di casa dietro alle spalle. Gli unici momenti felici sono quelli in cui esci dal lavoro.
A qualcuno forse piace e interessa essere incasellato e sapere di essere inquadrato entro certi confini. Avere un ruolo nella società forse dovrebbe dare un certo grado di serenità e soddisfazione.
Si l'indefinito spaventa tutti (credo). Ma forse più che di tutti è meglio che parli di me. L'indefinito mi spaventa da morire, ma ancora di più mi spaventa diventare solo un dente di un ingranaggio. E allora in alcuni casi ben venga la confusione, il dolore, la ribellione, la perdizione. Perdersi per poter crescere è una delle strade che si possono scegliere.
In queste poche righe volevo provare a sussurrare all'orecchio della mia coscienza tutto questo. Murrey è per me la caccola del mercato globale, ma prima o poi diverrà uno splendido merdone che inizierà a scardinare e cambiare il modo di pensare.
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