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giovedì 11 marzo 2010


Ho deciso che ritorno a scrivere sul blog. Dopo pochissimi post e un lungo periodo di silenzio, ho deciso di coltivare i miei interessi e condividerli con chi ne avrà voglia.

Quindi rincomincio con quello che mi appassiona di più: la poesia. Questa, secondo me, è la forma di comunicazione che arriva diretta all'anima. E' il coltello che affonda nelle ferite di chi scrive riaprendole e curandole allo stesso tempo. Il piacere e il dolore non sono così diversi. Sono dei nodi che si presentano nella corda della nostra vita. La poesia può scioglierli o mostrarli per quello che sono?
Qui direttamente dalle mie viscere sono nati questi versi. Lascio a voi le conclusioni.

Crepaccio
Il mio cervello è un crepaccio
Che sbrana ogni singolo pensiero,
un abisso che trascina giù,
in un mulinello, ogni mio organo:
Ora li cerco a tastoni, (Cacciatore cieco)
nel buio, sulla terra nel profondo,
o attendo che me li porgano…
“PASSAMI ALMENO UN POLMONE!
HO VOGLIA DI RESPIRARE!!
O UN OCCHIO, GIUSTO PER POTER CERCARE!!”
Urlo,(sono stato lasciato qui, il corpo smembrato
(atterrito))
E ti sento lontana (o vicina? Dove sei?)
(e come diavolo faccio? Niente gola, lingua o altro…)
“Ma no! Lasciamo stare”- Penso –
“Meglio sbattere e non vedere.
E’ più facile credere e cadere,
E’ più facile non distinguere tra soffrire e godere
Soffocati nel buio da miliardi
Di lettere, parole, bivi da scegliere
E tagliole lasciate lì (BASTARDI!!!) da pii tagliagole.”
Il dolore è lancinante…
O no?! Forse non ho più neanche
Un nervo…
Ah eccone lì uno! Solo allo scoperto
Non scappa e non si muove
Chiede solo di non sapere.



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